Certe inefficienze partono in sordina. Una consegna slittata, un errore ripetuto, un cliente insoddisfatto. Nulla di grave, all’inizio. Ma poi quei dettagli trascurati diventano catene che rallentano tutto. E quando ci si accorge del peso, è già troppo tardi.
I numeri cominciano a raccontare una storia diversa: margini che si assottigliano, decisioni urgenti prese con il fiato corto, tagli dove servirebbe visione. Il gioco si fa difensivo, si cerca di salvare il salvabile, e intanto si brucia tempo prezioso.
Nel frattempo, chi lavora sul campo conosce bene quei segnali. Ma senza un sistema che li intercetta per tempo, le informazioni restano sepolte, scambiate nei corridoi, ignorate nei report.
A quel punto non servono soluzioni brillanti, servono soluzioni rapide. E lì si paga tutto: i ritardi, la disattenzione, la cultura del “poi ci pensiamo”.
Chi aspetta il momento perfetto per cambiare finisce spesso a rincorrere quello sbagliato.