Dovrebbe essere scontato, eppure continua a sfuggire: anche tra familiari, i bonus non possono essere simbolici o “di cortesia”. Quando premi e obiettivi non sono allineati, il rischio non è solo gestionale — è relazionale.
Capita spesso che i riconoscimenti economici ai parenti siano decisi in modo informale, “per equilibrio”, “per quieto vivere”. Il risultato? Si alimentano silenzi, tensioni sotterranee e confronti che nessuno ha il coraggio di affrontare apertamente.
Serve un principio semplice: chi lavora, va riconosciuto per quello che porta. Non per il cognome, né per le aspettative implicite. Bonus legati a obiettivi chiari, misurabili, utili per l’azienda.
È buon senso, ma spesso ignorato proprio dove dovrebbe contare di più: tra le mura di casa, dentro al business. Chi ha scelto questa strada oggi si gode rapporti più sereni, più adulti. E un sistema che finalmente premia davvero.