La maggior parte dei piani di successione non regge alla prova del tempo. Non perché siano scritti male, ma perché spesso arrivano prima di un vero “lasciar andare”. Il difficile, in fondo, non è pianificare. È mollare la presa.
Quando la propria identità è troppo legata al ruolo, diventa complicato anche solo immaginarsi altrove. Non è solo una questione di potere. È il ritmo, le decisioni, le mail continue. È l’idea che senza quel flusso quotidiano si perda anche un pezzo di sé.
La transizione, quella vera, inizia quando si comincia a fare pace con l’idea di contare anche fuori scena. Quando smette di fare paura l’idea che la scrivania, un giorno, possa essere vuota. E va bene così.
Se non succede questo, ogni piano – anche il più dettagliato – rischia di restare sulla carta. Perché non manca il progetto. Manca lo spazio dentro per farlo accadere davvero.