Gestire un figlio che fatica in azienda può diventare un problema spinoso, capace di mettere in crisi non solo l’organizzazione, ma anche le relazioni familiari. Non è semplice trovare un equilibrio tra cuore e testa, ma ignorare il problema rischia di costare caro, su tutti i fronti.
Assegnare responsabilità chiave senza valutare a fondo le competenze è come costruire su fondamenta instabili. Serve un approccio chiaro: criteri di performance definiti e percorsi di crescita che aiutino a distinguere tra un momento difficile e un’incompatibilità vera e propria.
Un sistema di feedback regolare è il miglior alleato per evitare malintesi. Un check costante delle performance aiuta a capire quando è il caso di agire, senza lasciare spazio a supposizioni o fraintendimenti.
Se il mismatch è evidente, riposizionare il figlio in un ruolo più adatto è spesso la scelta più saggia. Talvolta, però, servono decisioni nette: salvare l’azienda viene prima di tutto.
IL FIGLIO CHE NON EMERGE

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